Il
presepe di Albisola situato nella chiesa di S. Matteo
(Luceto) ha un'area di 130
metri quadrati e riproduce fedelmente il paesaggio di Albisola Superiore
agli inizi del secolo, in base al ricordo degli anziani del Paese ed alle
cartoline d'epoca. Tutte le abitazioni sono riportate in scala 1:50 e sono
state realizzate utilizzando compensato, sabbia, cemento e ardesia. Di
particolare pregio la Villa Gavotti, la chiesa di S. Nicolò e la
chiesetta di S. Pietro. Vengono rappresentati, con personaggi in
movimento, mestieri e arti Liguri, le attività dei contadini, vasai,
boscaioli, pescatori, fabbri ecc. Le statuine sono circa 550, realizzate
da riconosciuti figulinai d'Albisola: Gemma Nicolini, Basso Malfatto,
Maria e Renato Piccone. Nel presepe non può mancare il mare e le colline
da dove scende la neve, la notte segue il giorno e con l'imbrunire i
lampioni delle strade si accendono, le case si illuminano e nella notte le
stelle fanno capolino. Per l'anno 2003 il presepe è stato ingrandito di
qualche metro, sono state aggiunte nuove statuine e alcuni cambiamenti
hanno portato miglioramenti panoramici, il presepe durante l'anno viene
continuamente controllato portando migliorie e verso il periodo natalizio
si rinnovano le piantine, il muschio, i vasetti nella villa Gavotti, le
pompe dell'acqua vengono pulite, controllate e tutto si prepara l'apertura.
Si
possono acquistare statuine o prenotarle secondo le proprie esigenze, i
figulinai di Albisola sono a Vostra completa disposizione, inoltre si può
prenotare l'apertura del presepe anche durante l'anno, per le scuole o per
chi volesse visitarlo.
Il
presepe lo
si può visitare da: 8 dicembre 2011 al 29 gennaio 2015 nella chiesa di S. Matteo - Albisola Superiore (Luceto) Orario: feriale 15-18.30, festivo
anche dalle 10/12 Informazioni:
Renato Piccone e Maria Murialdo Tel. 019.487857.
Un
po' di storia del presepe in Liguria. L'arte
presepiale in Liguria nasce e si sviluppa in età barocca specialmente a
Genova dove più numerosa è la committenza delle famiglie dominanti per
blasone e censo nella repubblica da poco costituita. Le prime produzioni
consistono in statuine intagliate nel legno, dorate e dipinte che prendono
a modello sculture in marmo, paliotti d'altare, trittici, quadri
riproducenti Natività e Adorazioni dei Magi, che si trovano nelle chiese
della città e del circondario, opere di artisti come il Gagini,
l'Orsolino, il Foppa, il Brea, il Bergamasco, il Semino, i fratelli Calvi.
Il fenomeno procede di pari passo con il costume devozionale delle
processioni durante le quali era usanza trasportare a spalla grandi statue
di legno dipinte (che già agli inizi del XVII sec. erano rivestite con
abiti d'epoca), commissionate dalle varie Confraternite come quelle del
"Presepio" e dei "Re Magi". Da qui la creazione di
figure lignee di più modeste proporzioni a formare presepi simili a
quello riportato dalle cronache, costruito da padre Alberto Oneto nella
chiesa di Santa Maria di Monte Oliveto a Multedo di Pegli. La
miniaturizzazione dei personaggi presepiali, eseguite anche con materiali
preziosi o di pregio come l'oro, l'argento, l'avorio, l'alabastro, avviene
negli stessi laboratori e scuole di scultura e pittura ad opera degli
stessi artisti che si affermeranno successivamente come orafi, pittori,
scultori tra i più richiesti. Tra questi i "Pippi" figli di
Filippo Santacroce, della cui scuola era allievo l'altrettanto famoso
Gerolamo del Canto e ancora Giovanni Battista Castello che tra i materiali
usati privilegiò la tartaruga e il laboratorio di Domenico Bissoni e del
figlio Giovanni Battista Gaggini da Bissone, il Piola, Francesco Costa e
numerosi altri. Nel corso del '600 e soprattutto nel '700 si moltiplicano
i personaggi che compongono la scena presepiale ligure, ai pastori si
aggiungono contadini, artigiani, nobili e popolani, paggi, mendicanti e
animali da pascolo e da cortile. La dilatazione della produzione determina
nuove scelte tecniche e impone una rivoluzione del gusto: non più
statuette lignee dipinte ma manichini di legno abbigliati con vesti ora
povere ora sontuose a seconda del personaggio rappresentato. L'abilità
dell'artista si concentra sulle teste, sui volti dagli occhi di vetro,
sulle mani, in quelle parti cioè che sole rimangono scoperte; di questo
nuovo stile è caposcuola Anton Maria Maragliano con un linguaggio
figurativo di maniera ma raffinato che si fece più realistico negli
atteggiamenti e nelle espressioni delle immagini, solo molto più tardi ad
opera di artigiani liberi ormai dalla sua influenza. A questo punto sono
le vicissitudini storiche a determinare la seconda e più duratura svolta
dell'arte presepiale ligure causata dal nuovo ordinamento democratico e
libertario frutto della Rivoluzione Francese, importato in Liguria
dall'esercito napoleonico. Sotto i colpi francesi tramonta il vecchio ceto
dominante e con esso si estingue praticamente la committenza nobiliare e
borghese e tuttavia le tendenze gianseniste tese a eliminare le pratiche
religiose folcloriche non attecchiscono tra la popolazione urbana e nel
contado dove la gente rimane fedele alle proprie tradizioni devozionali.
Così all'inizio del '800 proseguono nelle chiese liguri le sacre
rappresentazioni su testi in vernacolo e in lingua, famoso "il
Gelindo", interpretate dai fedeli come testimonia in una sua
relazione il diplomatico conte Nigra che vi partecipò da bambino. In
ugual modo si mantiene viva la tradizione del presepe che ora, dovendo
soddisfare le esigenze di ceti meno abbienti, perde le sue preziosità
scenografiche e la sontuosità delle vesti e degli accessori per
ridimensionarsi in una produzione di serie, riferita a pochi modelli
raffiguranti popolani e popolane con i loro modesti indumenti e le loro
povere offerte, ordinati in piccole composizioni da esporre in famiglia
nelle case durante il periodo natalizio. Ma il costo del legno e del
lavoro artigiano, per questione di tempi inadatto a produzioni massive,
rendono il prezzo del presepe fuori della portata della maggior parte
della gente. Sono maturi i tempi per l'avvicendamento della terracotta al
legno e della formatura a stampo. Il passaggio dal lavoro artigianale a
quello industriale avviene quasi naturalmente, favorito dalle fornaci
esistenti a Savona e nella contigua Albisola, che da epoca immemorabile,
forse già nei secoli del tardo Impero Romano, producono oggetti in
ceramica. L'idea è data dai calchi di figure plastiche usate già nella
seconda metà del '700 dall'officina di Giacomo Boselli e alla cessazione
delle attività di questa, ereditate dalle officine del Savonese che
insieme a molte altre utilizzazioni, se ne servono per ricavarne anche
figure presepiali di terracotta. L'argilla compressa negli stampi creati
appositamente su modelli tradizionali dai "figurinai",
sottoposta a monocottura, viene stampata in statuette che successivamente
venivano dipinte a freddo con vivaci colori. Questo procedimento
comportava prodotti di rozza fattura, pur se ingentilita dal retaggio
settecentesco, come lamentano studiosi della materia di inizio secolo, ma
permetteva prezzi alla portata di tutte le borse. Si moltiplicano così i
"figurinai" dei quali il più celebre, lo scultore di Savona
Antonio Brilla, ancora bambino, preparava le statuine caratterizzandole
ognuna come portatrici di un dono diverso per il Bambinello: canestri di
frutta, verdura e pane, zucche, cavoli, pollame, capretti, piccioni, pesci
che daranno l'impronta rivelatrice della tipologia presepiale ligure del
'800. Alla produzione industriale si affiancò ben presto ad Albisola
quella casalinga quando le officine che producevano stoviglie in
terracotta verniciata, cominciarono a sfornare anche statuine modellate e
dipinte dalle madri, mogli e figlie delle maestranze di quelle fabbriche,
esempio di lavoro in nero ante litteram. Le statuine, riproduzioni di
personaggi popolari, denominate spregiativamente "macacchi"
ossia balorde perché malamente abbozzate e dipinte in maniera naif,
venivano smerciate nell'annuale mercato di Santa Lucia che si svolgeva il
13 dicembre a Savona. Le figurinaie domestiche avevano tutte un soprannome
che le individuava quasi a costituire il marchio di fabbrica: "Campanàa",
"Circia", "Fata Geìnìn", "Nanìn a Cioa",
"Tere a Russa", "Mominìn" fino all'ultima depositaria
di questa ingenua ma poetica forma di artigianato, Beatrice Schiappapietra
che ha operato ad Albisola fino al 1970. Ultimi epigoni dell'arte
presepiale ligure, gli scultori Arturo Martini e Tullio Mazzotti che negli
anni '20 progettarono presepi fissi in ceramica, nello stile improntato ai
canoni estetici proposti dal movimento futurista.
VISITA IL PRESEPE DI LINA POGGI GIURIA
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