Il profilo imponente e compatto dei monti del Beigua è
un elemento di spicco nel panorama della costa ligure tra Genova e Savona.
Qui infatti lo spartiacque della catena alpino-appenninica raggiunge la
sua minima distanza dal mare, e le montagne, che si innalzano a sfiorare i
1300 metri di altitudine, sembrano ancora più grandi perché sorgono
subito alle spalle dei centri costieri.
Visto da Genova il gruppo del Beigua presenta in primo
piano il gigantesco fianco orientale del Monte Reixa (1183 m), solcato da
due ripidi canaloni; da Savona invece appare come una lunga bastionata
uniforme, con la tondeggiante sommità irta di ripetitori
radio-televisivi.
Più che una cima vera e propria il Beigua ( 1287 m) è
il punto culminante di un altopiano stretto e molto allungato che si
sviluppa parallelamente alla costa per una quindicina di chilometri,
mantenendosi ad altitudini sempre superiori ai 1000 metri. Verso sud
dall'altopiano si staccano le cime aspre e in parte rocciose dei monti
Sciguelo (1103 m) , Rama {1148 m) e Argentea {1082 m), che scendono
bruscamente in direzione del mare con fianchi ripidissimi e brulli,
chiazzati soltanto qua e là da boschetti di pini.
Oltre che all'acclività dei pendii, l'asprezza del
paesaggio è dovuta al particolare substrato roccioso. Queste montagne,
infatti, sono formate da serpentinite, una roccia che per le sue
caratteristiche chimiche non permette un grande sviluppo della
vegetazione.
Visti dalla costa i monti del Beigua appaiono perciò
severi e alpestri, solcati da profondi valloni con corsi d'acqua perenni
che formano un gran numero di cascate e laghetti smeraldini. Il dislivello
accentuato e la breve distanza tra lo spartiacque principale e il mare
hanno fatto sì che i torrenti sviluppassero una notevole forza erosiva,
scavandosi la strada nella viva roccia e formando spesso vere e proprie
gole dalle pareti a picco. Sembra incredibile che a pochi passi dalle spiagge e
dagli affollati centri costieri di Arenzano, Cogoleto e Varazze si trovino
angoli tanto selvaggi e appartati. Purtroppo incendi più o meno recenti
ne hanno intaccato in parte l'integrità. .
Più dolce ed uniforme è il paesaggio degli altipiani
sommitali, aperti su panorami sconfinati. Ma anche qui la vegetazione ha
vita dura, a causa dei venti fortissimi, gelidi nella stagione invernale,
della galaverna che a volte copre ogni cosa con i suoi lunghi aghi di
ghiaccio e delle nebbie che spesso avvolgono i crinali come una gigantesca
onda di spuma. Gli affiora menti rocciosi contendono lo spazio a magri
pascoli e a rari alberi, piccoli e contorti, piegati nella direzione dei
venti dominanti. In compenso da quassù, nelle giornate limpide, la vista
spazia su tutta la costa e sui monti liguri e a volte giunge anche oltre
l'azzurro del mare, a cogliere i profili montuosi della Corsica e delle
isole dell'arcipelago Toscano. Voltandosi dall'altra parte, invece, si
abbraccia l'intero arco delle Alpi Occidentali, con l'inconfondibile
piramide del Monviso e, più ad oriente, la mole sempre innevata del Monte
Rosa.
Molto diverso si presenta il versante settentrionale,
rivolto verso la Pianura Padana. Qui infatti, rispetto al versante
marittimo, i pendii scendono assai più dolcemente e sono in gran parte
coperti da boschi di latifoglie.
Alle quote più alte, sopra i 900 metri, predominano le
faggete, più a valle invece l'albero più diffuso è il castagno, che
fino a pochi" decenni fa 'costituiva la principale fonte di
sostentamento delle popolazioni locali. In autunno i boschi del versante
padano, le faggete in particolare, assumono tonalità cromatiche oltremodo
suggestive. Non mancano tuttavia, anche sul versante nord, affiora menti
rocciosi ed estesi cumuli di massi, blocchi e detriti, prodotti
dall'azione di gelo e disgelo.
A rendere più vario il paesaggio contribuiscono
inoltre i corsi d'acqua, più ramificati e tortuosi di quelli che scendono
ripidi verso il Mar Ligure. Nel cuore del massiccio, sulle pendici
settentrionali del Monte Reixa, nasce il Torrente Orba, uno tra i corsi
d'acqua più pittoreschi della Liguria, frequentato per entusiasmanti
discese in canoa nella sua parte mediana. Più ad oriente il Torrente
Gargassa, affluente dello Stura, forma una spettacolare gola rocciosa,
incuneandosi tra curiose formazioni di conglomerato nerastro.
L'ANTICA "SELVA D'ORBA"
I numerosi reperti archeologici rinvenuti nel Sassellese e nei dintorni di
Alpicella dimostrano che la zona del Beigua era frequentata dall'uomo già
in epoca preistorica. Alla caduta dell'Impero Romano, tuttavia, il
versante settentrionale del massiccio era ancora coperto da una vastissima
foresta costituita principalmente da querce e faggi, nota con il nome di
"Selva d'Orba", che si estendeva dallo spartiacque appenninico
fino ai margini della Pianura Padana. Popolata da caprioli, cervi,
cinghiali, lupi e orsi, la "Selva d'Orba" fu riserva di caccia
dei re Longobardi e cominciò a perdere la sua integrità soltanto nel XII
secolo, in seguito all'opera colonizzatrice dei monaci cistercensi. Nel
1120, infatti, nella Vai d'Orba fu fondata la Badia di Tiglieto, il primo
monastero cistercense italiano, che ebbe un ruolo fonda- mentale nella
trasformazione delll'ambiente e nella colonizzazione del territorio del
Beigua. La Piana di Tiglieto fu bonificata e coltivata e sui monti sorsero
una decina di grange, piccole fattorie dipendenti dal monastero, dedite
soprattutto alla pastorizia e allo sfruttamento del bosco. l monaci
promossero tra l'altro la diffusione del castagno, già presente nella
zona di Sassello. Quando si ebbe la decadenza della Badia di Tiglieto (XIV
secolo) il territorio circostante aveva ormai assunto una marcata
fisionomia rurale, ma nella parte alta della Vai d'Orba la foresta non
aveva ancora subito sensibili alterazioni. Il disboscamento più intenso
ebbe inizio nel XVI secolo, quando il versante settentrionale del Beigua
divenne sede di ferriere e vetrerie, che sfruttavano l'abbondanza di acque
correnti e il combustibile derivante dalla foresta. Contemporaneamente dai
boschi del Beigua veniva ricavato il legname per le navi e le costruzioni
della Repubblica di Genova. Lo sfruttamento intensivo della foresta cessò
nella seconda metà dell'Ottocento, ma dell'antica "Selva
d'Orba" rimanevano ormai soltanto lembi isolati.
PERCORSO ORNITOLOGICO
Per aumentare le possibilità d'uso del Centro Ornitologico, l'ente del
Parco ha predisposto un percorso tematico che si snoda per due
chilometri attorno al centro. Lo stesso percorso didattico illustra, con
appositi pannelli illustrativi, l'avifauna del Parco del Beigua e della
ZPS "Beigua - Turchino". Nell'ambito del percorso è stata allestita una
torre di osservazione appositamente posizionata per favovire le
operazioni di avvistamento dell'avifauna, particolarmente efficace nei
periodi di migrazione dei rapaci.