Pendici del Bric del Dente: rocce ofiolitiche (R.C.)

Formazioni rocciose (A.U.P.)

Strada Megalifica, antica via dominata da grandi faggi.

Altopiano in veste invernale, Monte Reixa

La vetta del Beigua - foto di Roberto Podestà Vista dal Faiallo - foto di Roberto Podestà Resunnou - Foto di Roberto Podestà
 

Parco del Beigua

Alla scoperta del Parco naturale del Beigua.


Il profilo imponente e compatto dei monti del Beigua è un elemento di spicco nel panorama della costa ligure tra Genova e Savona. Qui infatti lo spartiacque della catena alpino-appenninica raggiunge la sua minima distanza dal mare, e le montagne, che si innalzano a sfiorare i 1300 metri di altitudine, sembrano ancora più grandi perché sorgono subito alle spalle dei centri costieri.

Visto da Genova il gruppo del Beigua presenta in primo piano il gigantesco fianco orientale del Monte Reixa (1183 m), solcato da due ripidi canaloni; da Savona invece appare come una lunga bastionata uniforme, con la tondeggiante sommità irta di ripetitori radio-televisivi.

Più che una cima vera e propria il Beigua ( 1287 m) è il punto culminante di un altopiano stretto e molto allungato che si sviluppa parallelamente alla costa per una quindicina di chilometri, mantenendosi ad altitudini sempre superiori ai 1000 metri. Verso sud dall'altopiano si staccano le cime aspre e in parte rocciose dei monti Sciguelo (1103 m) , Rama {1148 m) e Argentea {1082 m), che scendono bruscamente in direzione del mare con fianchi ripidissimi e brulli, chiazzati soltanto qua e là da boschetti di pini.

Oltre che all'acclività dei pendii, l'asprezza del paesaggio è dovuta al particolare substrato roccioso. Queste montagne, infatti, sono formate da serpentinite, una roccia che per le sue caratteristiche chimiche non permette un grande sviluppo della vegetazione.

Visti dalla costa i monti del Beigua appaiono perciò severi e alpestri, solcati da profondi valloni con corsi d'acqua perenni che formano un gran numero di cascate e laghetti smeraldini. Il dislivello accentuato e la breve distanza tra lo spartiacque principale e il mare hanno fatto sì che i torrenti sviluppassero una notevole forza erosiva, scavandosi la strada nella viva roccia e formando spesso vere e proprie gole dalle pareti a picco. Sembra incredibile che a pochi passi dalle spiagge e dagli affollati centri costieri di Arenzano, Cogoleto e Varazze si trovino angoli tanto selvaggi e appartati. Purtroppo incendi più o meno recenti ne hanno intaccato in parte l'integrità. .

Più dolce ed uniforme è il paesaggio degli altipiani sommitali, aperti su panorami sconfinati. Ma anche qui la vegetazione ha vita dura, a causa dei venti fortissimi, gelidi nella stagione invernale, della galaverna che a volte copre ogni cosa con i suoi lunghi aghi di ghiaccio e delle nebbie che spesso avvolgono i crinali come una gigantesca onda di spuma. Gli affiora menti rocciosi contendono lo spazio a magri pascoli e a rari alberi, piccoli e contorti, piegati nella direzione dei venti dominanti. In compenso da quassù, nelle giornate limpide, la vista spazia su tutta la costa e sui monti liguri e a volte giunge anche oltre l'azzurro del mare, a cogliere i profili montuosi della Corsica e delle isole dell'arcipelago Toscano. Voltandosi dall'altra parte, invece, si abbraccia l'intero arco delle Alpi Occidentali, con l'inconfondibile piramide del Monviso e, più ad oriente, la mole sempre innevata del Monte Rosa.

Molto diverso si presenta il versante settentrionale, rivolto verso la Pianura Padana. Qui infatti, rispetto al versante marittimo, i pendii scendono assai più dolcemente e sono in gran parte coperti da boschi di latifoglie.

Alle quote più alte, sopra i 900 metri, predominano le faggete, più a valle invece l'albero più diffuso è il castagno, che fino a pochi" decenni fa 'costituiva la principale fonte di sostentamento delle popolazioni locali. In autunno i boschi del versante padano, le faggete in particolare, assumono tonalità cromatiche oltremodo suggestive. Non mancano tuttavia, anche sul versante nord, affiora menti rocciosi ed estesi cumuli di massi, blocchi e detriti, prodotti dall'azione di gelo e disgelo.

A rendere più vario il paesaggio contribuiscono inoltre i corsi d'acqua, più ramificati e tortuosi di quelli che scendono ripidi verso il Mar Ligure. Nel cuore del massiccio, sulle pendici settentrionali del Monte Reixa, nasce il Torrente Orba, uno tra i corsi d'acqua più pittoreschi della Liguria, frequentato per entusiasmanti discese in canoa nella sua parte mediana. Più ad oriente il Torrente Gargassa, affluente dello Stura, forma una spettacolare gola rocciosa, incuneandosi tra curiose formazioni di conglomerato nerastro.

L'ANTICA "SELVA D'ORBA" I numerosi reperti archeologici rinvenuti nel Sassellese e nei dintorni di Alpicella dimostrano che la zona del Beigua era frequentata dall'uomo già in epoca preistorica. Alla caduta dell'Impero Romano, tuttavia, il versante settentrionale del massiccio era ancora coperto da una vastissima foresta costituita principalmente da querce e faggi, nota con il nome di "Selva d'Orba", che si estendeva dallo spartiacque appenninico fino ai margini della Pianura Padana. Popolata da caprioli, cervi, cinghiali, lupi e orsi, la "Selva d'Orba" fu riserva di caccia dei re Longobardi e cominciò a perdere la sua integrità soltanto nel XII secolo, in seguito all'opera colonizzatrice dei monaci cistercensi. Nel 1120, infatti, nella Vai d'Orba fu fondata la Badia di Tiglieto, il primo monastero cistercense italiano, che ebbe un ruolo fonda- mentale nella trasformazione delll'ambiente e nella colonizzazione del territorio del Beigua. La Piana di Tiglieto fu bonificata e coltivata e sui monti sorsero una decina di grange, piccole fattorie dipendenti dal monastero, dedite soprattutto alla pastorizia e allo sfruttamento del bosco. l monaci promossero tra l'altro la diffusione del castagno, già presente nella zona di Sassello. Quando si ebbe la decadenza della Badia di Tiglieto (XIV secolo) il territorio circostante aveva ormai assunto una marcata fisionomia rurale, ma nella parte alta della Vai d'Orba la foresta non aveva ancora subito sensibili alterazioni. Il disboscamento più intenso ebbe inizio nel XVI secolo, quando il versante settentrionale del Beigua divenne sede di ferriere e vetrerie, che sfruttavano l'abbondanza di acque correnti e il combustibile derivante dalla foresta. Contemporaneamente dai boschi del Beigua veniva ricavato il legname per le navi e le costruzioni della Repubblica di Genova. Lo sfruttamento intensivo della foresta cessò nella seconda metà dell'Ottocento, ma dell'antica "Selva d'Orba" rimanevano ormai soltanto lembi isolati. 

PERCORSO ORNITOLOGICO Per aumentare le possibilità d'uso del Centro Ornitologico, l'ente del Parco ha predisposto un percorso tematico che si snoda per due chilometri attorno al centro. Lo stesso percorso didattico illustra, con appositi pannelli illustrativi, l'avifauna del Parco del Beigua e della ZPS "Beigua - Turchino". Nell'ambito del percorso è stata allestita una torre di osservazione appositamente posizionata per favovire le operazioni di avvistamento dell'avifauna, particolarmente efficace nei periodi di migrazione dei rapaci.

 


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