Piatto in ceramica Granada (Spagna)

Piatto in ceramica Siviglia (Spagna)

Vasetto in ceramica

Piatto in ceramica Limoges (Francia)

Ceramica Cinese

Ceramica Coreana

Ceramica Giapponese

Vaso Greco

Porcellana di Capodimonte

Vaso Greco
 
RICERCA SULLA CERAMICA NEL MONDO

a cura di Maurizio Frison


Nome generico (dal greco Kepauos) dei manufatti a base di argilla (in genere di notevole purezza), addizionata con opportuni materiali (quarzo, feldspato, calcari, marne) che hanno azione smagrante, o fondente o tale da esaltare determinate proprietà. Comunemente si distinguono prodotti ceramici a pasta porosa e a pasta compatta: terracotta, maiolica e porcellana : la terracotta argilla modellata e cotta nella fornace, usata per fabbricare vasellame, materiale edilizio (mattoni, tegole ecc.) e anche oggetti artistici e statue. TECNICA Le terrecotte sono materiali ceramici ottenuti da argille comuni, il cui caratteristico colore rosso è dovuto a impurità ferrose; la tecnica di formatura e cottura dei manufatti in terracotta è analoga a quella degli altri materiali ceramici. La maiolica prodotto ceramico a pasta porosa ricoperta di smalto stannifero incolore o colorato, opaco o trasparente In geologia, calcare organogeno compatto, di colore bianco e grana finissima, scheggioso, caratteristico per le suture denticolate. La porcellana (ceramica) prodotto ceramico di pregio, durissimo, traslucido, impermeabile, sonoro, vetroso, di notevole resistenza meccanica ed elettrica (v. ceramica). L'industria della ceramica produce una vasta gamma di articoli, per uso domestico e decorativo, per impieghi tecnici e sanitari, per l'edilizia. In Italia il più importante di questi settori è quello delle ceramiche per pavimenti (piastrelle, grès, clinker ecc.) La fabbricazione della ceramica attestata fin dalla preistoria nella maggior parte delle aree geografiche in cui si è svolta l'attività umana, consta di alcune fasi successive fondamentali, rimaste sostanzialmente immutate nel tempo e comuni a diversi prodotti: preparazione dell'impasto argilloso; modellazione dell'oggetto, a mano, al tornio, a stampo; essiccazione, all'aria o in appositi ambienti; rivestimento della superficie, per renderla impermeabile; decorazione; cottura, in focolai aperti o in forni a varie temperature, in uno o più tempi.Rivestimento e decorazioni sono le due fasi che presentano la maggior varietà di metodi e materiali. Tra i sistemi più antichi per eliminare la porosità della pasta vi sono: la brunitura, che consiste nel levigare la superficie esterna dell'oggetto con stecche di legno o d'osso; l'invetriatura, cioè la copertura con vernici vitree di colori e consistenza svariati; l'ingobbio, rivestimento a base di argilla, che cuocendo diventa bianco e che si presta particolarmente a essere decorato; infine, la verniciatura e la smaltatura della  superficie con sostanze variamente composte e colorate. In tutti questi casi si tratta evidentemente di sistemi che sono a un tempo protettivi e decorativi, mentre la decorazione vera e propria comprende a sua volta: l'incisione, praticata sull'oggetto a crudo fin dai tempi più antichi con strumenti appuntiti o a stampo; il graffito, eseguito dopo la prima cottura del pezzo; l'applicazione di parti a rilievo, lavorate in un impasto di terra molto liquido;e la pittura, eseguita nel tempo e nelle varie civiltà con metodi e vernici diverse, che possono essere applicate, a seconda della loro composizione, in differenti fasi della realizzazione del pezzo. Un discorso sulla storia e sulla diffusione della ceramica d'arte deve dare necessariamente la precedenza alla produzione dell'Estremo Oriente: questa infatti, oltre a essere tra le più antiche, è una delle più importanti per l'alto livello tecnico e per l'originalità del gusto, e ha suscitato il costante interesse e l'emulazione dell'occidente, costituendo un modello ideale per lavorazioni e temi decorativi

Nel Mondo della ceramica dell'Asia orientale, il fulcro principale è certamente costituito dalla Cina, che durante l'arco di 4 millenni è sempre stata il centro produttivo di più alto livello artistico e tecnologico, irradiando una profonda  influenza sia sugli altri paesi estremorientali ,sia sulle aree mediorientali  e occidentali. Anche la ceramica ha sostanzialmente seguito la grande corrente maestra artistica ed estetica, che si è storicamente diretta dalla Cina  verso il Giappone attraverso la Corea, pur avendo sviluppato questi ultimi paesi alcune linee stilistiche autonome. In oriente si è impegnata principalmente la cenere di legno come elemento di base o come fondente nei processi di vetrificazione; ne sono risultate superficie estremamente dure e coloriture tenui e raffinate. La prima ceramica comparve in Cina sin dall'epoca neolitica ed era modellata a mano e cotta in piccoli forni alla temperatura di circa 1000° C.; il vasellame dipinto yang-shao, nella provincia di Honan, si distinse per la perfezione tecnica. Nell'Annam, sotto l'influenza della Cina, si produsse protoporcellana del genere celadon e porcellana bianca sin dai secc. XI-XII, mentre il genere <bianco e blu> e la porcellana policroma smaltata risalgono ai sec. XIV-XV. In Corea le attività artistiche hanno in generale subito l'influenza della vicina Cina, trasmettendo a loro volta la cultura di questa all'arcipelago giapponese. In tale quadro, è probabile che proprio dalla ceramica dura grigia prodotta dalla Cina meridionale derivasse quella che si cominciò a fabbricare in Corea verso il sec. IV dopo C. Essa veniva generalmente invetriata per l'azione della cenere trasportata spontaneamente dalla corrente calda di forni inclinati a camere multiple, e costituì il fondamento degli sviluppi successivi; la tecnica relativa passò poi, col nome di sue-ky, nelle isole giapponesi, dove si inserì nel corso del sec. V. Il più antico vasellame giapponese appartiene alla cultura neolitica Jomon ed è caratterizzato da motivi detti < a cordicella > per la loro somiglianza con l'impronta di una corda ritorta, sintesi di tradizioni decorativi provenienti dal continente asiatico.  Nel mondo greco classico le anfore erano di solito adoperate per contenere liquidi e come unità di misura: vi erano però anfore destinate a uso funerario. Attraverso la Grecia giungono precocemente in Italia i risultati delle esperienze orientali, specialmente in Sicilia e nelle zone meridionali. Qui le prime fasi neolitiche sono caratterizzate dalla ceramica impressa talora di tipo <cardiale> (detta così dalla conchiglia usata come stampo). Nell'eneolitico, dalla Toscana al Lazio e in Campania si diffonde una ceramica nero-lucida con vasi zoomorfi e a fiasco, mentre più a sud perdurano tipi di ceramica dipinta di tradizione tardo neolitica greca. La più antica produzione italiana riguarda le maioliche verniciate e ingobbiate di Orvieto, Siena, Faenza, Firenze. Sino al sec. XIV si usarono, come decorazione architettonica, scodelle in maiolica con ornati geometrici, mentre nel Quattrocento assume rilievo il vasellame  in maiolica, che comprende brocche, boccali, scodelle ecc. Sulla superficie chiara veniva graffiti e dipinti, dapprima in verde e manganese, poi anche in turchino (zaffera), temi araldici, motivi vegetali stilizzati, disegni geometrici d'ispirazione ispano-moresca, entro campiture su su fondo reticolato. E' il così detto stile severo, che si estende per tutto Quattrocento e che comprende varie "famiglie" a seconda dei temi e dei colori. L'ampio favore di cui continuava a godere la maiolica favorì, nel corso del Sei Settecento, la fioritura di una quantità di manifatture sparse nell'intera penisola. Accanto ai bianchi di Faenza, che continuavano a essere largamente eseguiti, si ebbe un'interessante ripresa dell'istoriato a Montelupo, con personaggi di carattere burlesco; una produzione ecletticamente ispirata ai modo cinquecenteschi si ebbe in vari centri, in particolare a Caltagirone. Importanza rilevante assunse a partire dalla metà del Seicento  il centro abruzzese di Castelli, dove accanto alla decorazione compendiaria, si rinnovò e vivificò l'istoriato grazie all'opera di maiolicari come Grue e i Gentile. Nella seconda metà del secolo acquistarono un ruolo di rilievo, mantenuto sino al Settecento inoltrato, i centri liguri di Savona e Albisola, con una produzione dapprima policroma, poi in prevalente monocromia azzurra, e quelli veneti del bassanese., dove si cominciarono a fabbricare i "latesini", un tipo di maiolica caratterizzato dalla tonalità biancolatte dello smalto.In Spagna la maiolica restò a lungo legata alla tradizione islamica: sino a tutto il Quattrocento si eseguirono nei maggiori centri di produzione, come Malaga, Valencia, Manises, pannelli maiolicati per la decorazione architettonica, alberetti, piatti e bacili arricchiti di lustro metallico. La maiolica francese, come quella di gran parte dell'Europa risentì nei sec. XIV-XVII l'influsso della produzione italiana e in particolare di quella faentina. Nei Paesi Bassi la produzione della maiolica è dovuta principalmente alle numerose manifatture che nel corso dei Sei e Settecento fiorirono a Delft, centro d'importanza europea, Pezzi decorativi e d'uso con elaborate figure policrome, vedute, ritratte, nonché imitazioni delle porcellane orientali spesso in monocromia blu, vennero eseguiti in gran numero esportati, soprattutto in Inghilterra. La Terraglia il suo impiego risale all'Inghilterra del sec. XVIII, dove venne usata per vasellame spesso foggiato a imitazione naturalistica, nonché per oggetti decorativi come vasi, anfora, medaglioni, ritratti. La decorazione era ottenuta con rilievi a stampo, con graffiti spesso riempiti di azzurro o di altri colori, e soprattutto con l'impiego di vernici piombifere a imitazione di materie diverse, dal marmo alle pietre dure. Oggetti d'uso in grès sono documentati in Germania fin dal tardo medioevo, ma è a partire dal secolo XV che si ebbe soprattutto in Renania, sede di importanti giacimenti di argilla, una consistente produzione di manufatti in grès, costituito da una pasta di varie tonalità di grigio, dal biancastro allo scuro, ricoperta con vernici saline gialle a riflessi rosso bruno. La decorazione è a rilievo o incisa. A seconda delle caratteristiche proprie dell'argilla di base si ebbero grès in tonalità cromatiche diverse, come quello bianco di Siegburg. Le prime notizie e i primi rarissimi, esemplari di porcellana cinese arrivarono in occidente nei sec. XV-XVI, ma furono soprattutto gli intensificati scambi commerciali con l'oriente nel corso del Seicento  a far conoscere le porcellane cinesi in Europa e a diffondere la moda nonostante il costo elevato. Alla porcellana <a pasta dura>, affine a quella orientale per la presenza del caolino, si giunse nel 1708 in Germania per opera dell'alchimista J.F.Bottger, che da tempo compiva ricerche al servizio dell'elettore di Sassonia, in collaborazione col matematico E.W. Tschirnhaus. Essenziale fu in proposito la scoperta in Sassonia di giacimenti di caolino, che rimasero a lungo i soli noti in Europa, condizionando la produzione della "vera" porcellana; essa era caratterizzata, rispetto a quella  di pasta tenera dalla materia più dura, robusta e duttile, che permetteva di raggiungere in cottura temperature molto alte. L'Italia ebbe una produzione assai precoce  di porcellana a pasta dura con la manifattura Vezzi di Venezia, che tra il 1720 e il 1727 fabbricò pezzi oggi rarissimi interpretando con estro i modelli d'oltralpe. Verso il 1740 si iniziò a Doccia presso Firenze l'attività della manifattura fondata dal marchese C. Ginori, con un particolare tipo di porcellana nella quale veniva impiegata anche una terra locale (masso bastardo). La produzione, in seguito perfezionata nella tecnica e nell'ornato, raggiunse risultati di alto prestigio estendendosi a tutto il sec. XVIII-XIX. L'altra grande manifattura Italiana di livello europeo, quella della porcellana a pasta tenera di Capodimonte, sorse poco più tardi, nel 1743, per opera di  Carlo III di Borbone, che 15 anni dopo trasferì gran parte dei materiali e delle maestranze nel suo nuovo regno di Spagna, nel castello di Bruen Retiro, nei pressi di Madrid. Dopo la metà del secolo si ebbe a Venezia una ripresa di attività nel settore della porcellana a pasta dura con i coniugi tedeschi Hewelcke e quindi, più ampiamente e a lungo, con G. Cozzi. Porcellana dura troviamo anche in alcuni centri veneti come Nove di Bassano ed Este. La porcellana inglese è anch'essa quasi interamente a pasta tenera ed è caratterizzata da un impasto particolare che comprende anche polvere di ossa calcinate. Raggiunsero un buon livello, per il sottile gusto cromatico e la fantasia delle soluzioni decorative. Tra le fabbriche  di porcellana che si svilupparono nel corso del Settecento in tutta Europa, dal Portogallo alla Russia, sono infine da ricordare, oltre a quella del Buen Retiro, quella, pure spagnola, di Alcora, già attiva nella maiolica. Sviluppo notevole ebbe, soprattutto  nel tardo Settecento e nell'Ottocento, la produzione di Copenaghen, nell'ambito del gusto neoclassico.



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