Nome
generico (dal greco Kepauos) dei manufatti a base di argilla
(in genere di notevole purezza), addizionata con opportuni
materiali (quarzo, feldspato, calcari, marne) che hanno
azione smagrante, o fondente o tale da esaltare determinate
proprietà. Comunemente si distinguono prodotti ceramici a
pasta porosa e a pasta compatta: terracotta,
maiolica
e porcellana
: la terracotta argilla modellata e cotta nella fornace,
usata per fabbricare vasellame, materiale edilizio (mattoni,
tegole ecc.) e anche oggetti artistici e statue. TECNICA Le terrecotte
sono materiali ceramici ottenuti da argille comuni, il cui
caratteristico colore rosso è dovuto a impurità ferrose;
la tecnica di formatura e cottura dei manufatti in
terracotta è analoga a quella degli altri materiali
ceramici. La maiolica prodotto
ceramico a pasta porosa ricoperta di smalto stannifero
incolore o colorato, opaco o trasparente In geologia,
calcare organogeno compatto, di colore bianco e grana
finissima, scheggioso, caratteristico per le suture
denticolate. La porcellana (ceramica) prodotto ceramico di
pregio, durissimo, traslucido, impermeabile, sonoro,
vetroso, di notevole resistenza meccanica ed elettrica (v.
ceramica). L'industria della ceramica produce una vasta
gamma di articoli, per uso domestico e decorativo, per
impieghi tecnici e sanitari, per l'edilizia. In Italia il
più importante di questi settori è quello delle ceramiche
per pavimenti (piastrelle, grès, clinker ecc.) La
fabbricazione della ceramica attestata fin dalla preistoria
nella maggior parte delle aree geografiche in cui si è
svolta l'attività umana, consta di alcune fasi successive
fondamentali, rimaste sostanzialmente immutate nel tempo e
comuni a diversi prodotti: preparazione dell'impasto
argilloso; modellazione dell'oggetto, a mano, al tornio, a
stampo; essiccazione, all'aria o in appositi ambienti;
rivestimento della superficie, per renderla impermeabile;
decorazione; cottura, in focolai aperti o in forni a varie
temperature, in uno o più tempi.Rivestimento e decorazioni
sono le due fasi che presentano la maggior varietà di
metodi e materiali. Tra i sistemi più antichi per eliminare
la porosità della pasta vi sono: la brunitura, che consiste
nel levigare la superficie esterna dell'oggetto con stecche
di legno o d'osso; l'invetriatura, cioè la copertura con
vernici vitree di colori e consistenza svariati; l'ingobbio,
rivestimento a base di argilla, che cuocendo diventa bianco
e che si presta particolarmente a essere decorato; infine,
la verniciatura e la smaltatura della superficie con
sostanze variamente composte e colorate. In tutti questi
casi si tratta evidentemente di sistemi che sono a un tempo
protettivi e decorativi, mentre la decorazione vera e
propria comprende a sua volta: l'incisione, praticata
sull'oggetto a crudo fin dai tempi più antichi con
strumenti appuntiti o a stampo; il graffito, eseguito dopo
la prima cottura del pezzo; l'applicazione di parti a
rilievo, lavorate in un impasto di terra molto liquido;e la
pittura, eseguita nel tempo e nelle varie civiltà con
metodi e vernici diverse, che possono essere applicate, a
seconda della loro composizione, in differenti fasi della
realizzazione del pezzo. Un discorso sulla storia e sulla
diffusione della ceramica d'arte deve dare necessariamente
la precedenza alla produzione dell'Estremo Oriente: questa
infatti, oltre a essere tra le più antiche, è una delle
più importanti per l'alto livello tecnico e per
l'originalità del gusto, e ha suscitato il costante
interesse e l'emulazione dell'occidente, costituendo un
modello ideale per lavorazioni e temi decorativi
Nel
Mondo della ceramica dell'Asia orientale, il fulcro
principale è certamente costituito dalla Cina, che durante
l'arco di 4 millenni è sempre stata il centro produttivo di
più alto livello artistico e tecnologico, irradiando una
profonda influenza sia sugli altri paesi
estremorientali ,sia sulle aree mediorientali e
occidentali. Anche la ceramica ha sostanzialmente seguito la
grande corrente maestra artistica ed estetica, che si è
storicamente diretta dalla Cina verso il Giappone
attraverso la Corea, pur avendo sviluppato questi ultimi
paesi alcune linee stilistiche autonome. In oriente si è
impegnata principalmente la cenere di legno come elemento di
base o come fondente nei processi di vetrificazione; ne sono
risultate superficie estremamente dure e coloriture tenui e
raffinate. La prima ceramica comparve in Cina sin dall'epoca
neolitica ed era modellata a mano e cotta in piccoli forni
alla temperatura di circa 1000° C.; il vasellame dipinto yang-shao,
nella provincia di Honan, si distinse per la perfezione
tecnica. Nell'Annam, sotto l'influenza della Cina, si
produsse protoporcellana del genere celadon e
porcellana bianca sin dai secc. XI-XII, mentre il genere
<bianco e blu> e la porcellana policroma smaltata
risalgono ai sec. XIV-XV. In Corea le attività artistiche
hanno in generale subito l'influenza della vicina Cina,
trasmettendo a loro volta la cultura di questa
all'arcipelago giapponese. In tale quadro, è probabile che
proprio dalla ceramica dura grigia prodotta dalla Cina
meridionale derivasse quella che si cominciò a fabbricare
in Corea verso il sec. IV dopo C. Essa veniva generalmente
invetriata per l'azione della cenere trasportata
spontaneamente dalla corrente calda di forni inclinati a
camere multiple, e costituì il fondamento degli sviluppi
successivi; la tecnica relativa passò poi, col nome di sue-ky,
nelle isole giapponesi, dove si inserì nel corso del sec.
V. Il più antico vasellame giapponese appartiene alla
cultura neolitica Jomon ed è caratterizzato da
motivi detti < a cordicella > per la loro somiglianza
con l'impronta di una corda ritorta, sintesi di tradizioni
decorativi provenienti dal continente asiatico. Nel
mondo greco classico le anfore erano di solito adoperate per
contenere liquidi e come unità di misura: vi
erano però anfore destinate a uso funerario. Attraverso la
Grecia giungono precocemente in Italia i risultati delle
esperienze orientali, specialmente in Sicilia e nelle zone
meridionali. Qui le prime fasi neolitiche sono
caratterizzate dalla ceramica impressa talora di tipo <cardiale>
(detta così dalla conchiglia usata come stampo). Nell'eneolitico,
dalla Toscana al Lazio e in Campania si diffonde una
ceramica nero-lucida con vasi zoomorfi e a fiasco, mentre
più a sud perdurano tipi di ceramica dipinta di tradizione
tardo neolitica greca. La più antica produzione italiana
riguarda le maioliche verniciate e ingobbiate di Orvieto,
Siena, Faenza, Firenze. Sino al sec. XIV si usarono, come
decorazione architettonica, scodelle in maiolica con ornati
geometrici, mentre nel Quattrocento assume rilievo il
vasellame in maiolica, che comprende brocche, boccali,
scodelle ecc. Sulla superficie chiara veniva graffiti e
dipinti, dapprima in verde e manganese, poi anche in
turchino (zaffera), temi araldici, motivi vegetali
stilizzati, disegni geometrici d'ispirazione ispano-moresca,
entro campiture su su fondo reticolato. E' il così detto
stile severo, che si estende per tutto Quattrocento e che
comprende varie "famiglie" a seconda dei temi e
dei colori. L'ampio favore di cui continuava a godere la
maiolica favorì, nel corso del Sei Settecento, la fioritura
di una quantità di manifatture sparse nell'intera penisola.
Accanto ai bianchi di Faenza, che continuavano a essere
largamente eseguiti, si ebbe un'interessante ripresa
dell'istoriato a Montelupo, con personaggi di carattere
burlesco; una produzione ecletticamente ispirata ai modo
cinquecenteschi si ebbe in vari centri, in particolare a
Caltagirone. Importanza rilevante assunse a partire dalla
metà del Seicento il centro abruzzese di Castelli,
dove accanto alla decorazione compendiaria, si rinnovò e
vivificò l'istoriato grazie all'opera di maiolicari come
Grue e i Gentile. Nella seconda metà del secolo
acquistarono un ruolo di rilievo, mantenuto sino al
Settecento inoltrato, i centri liguri di Savona
e Albisola,
con una produzione dapprima policroma, poi in prevalente
monocromia azzurra, e quelli veneti del bassanese., dove si
cominciarono a fabbricare i "latesini", un tipo di
maiolica caratterizzato dalla tonalità biancolatte dello
smalto.In Spagna la maiolica restò a lungo legata alla
tradizione islamica: sino a tutto il Quattrocento si
eseguirono nei maggiori centri di produzione, come Malaga,
Valencia, Manises, pannelli maiolicati per la decorazione
architettonica, alberetti, piatti e bacili
arricchiti di lustro metallico. La maiolica francese, come
quella di gran parte dell'Europa risentì nei sec. XIV-XVII
l'influsso della produzione italiana e in particolare di
quella faentina. Nei Paesi Bassi la produzione della
maiolica è dovuta principalmente alle numerose manifatture
che nel corso dei Sei e Settecento fiorirono a Delft, centro
d'importanza europea, Pezzi decorativi e d'uso con elaborate
figure policrome, vedute, ritratte, nonché imitazioni delle
porcellane orientali spesso in monocromia blu, vennero
eseguiti in gran numero esportati, soprattutto in
Inghilterra. La Terraglia il suo impiego risale
all'Inghilterra del sec. XVIII, dove venne usata per
vasellame spesso foggiato a imitazione naturalistica, nonché
per oggetti decorativi come vasi, anfora, medaglioni,
ritratti. La decorazione era ottenuta con rilievi a stampo,
con graffiti spesso riempiti di azzurro o di altri colori, e
soprattutto con l'impiego di vernici piombifere a imitazione
di materie diverse, dal marmo alle pietre dure. Oggetti
d'uso in grès sono documentati in Germania fin dal tardo
medioevo, ma è a partire dal secolo XV che si ebbe
soprattutto in Renania, sede di importanti giacimenti di
argilla, una consistente produzione di manufatti in grès,
costituito da una pasta di varie tonalità di grigio, dal
biancastro allo scuro, ricoperta con vernici saline gialle a
riflessi rosso bruno. La decorazione è a rilievo o incisa.
A seconda delle caratteristiche proprie dell'argilla di base
si ebbero grès in tonalità cromatiche diverse, come quello
bianco di Siegburg. Le prime notizie e i primi rarissimi,
esemplari di porcellana cinese arrivarono in occidente nei
sec. XV-XVI, ma furono soprattutto gli intensificati scambi
commerciali con l'oriente nel corso del Seicento a far
conoscere le porcellane cinesi in Europa e a diffondere la
moda nonostante il costo elevato. Alla porcellana <a
pasta dura>, affine a quella orientale per la presenza
del caolino, si giunse nel 1708 in Germania per opera
dell'alchimista J.F.Bottger, che da tempo compiva ricerche
al servizio dell'elettore di Sassonia, in collaborazione col
matematico E.W. Tschirnhaus. Essenziale fu in proposito la
scoperta in Sassonia di giacimenti di caolino, che rimasero
a lungo i soli noti in Europa, condizionando la produzione
della "vera" porcellana; essa era caratterizzata,
rispetto a quella di pasta tenera dalla materia più
dura, robusta e duttile, che permetteva di raggiungere in
cottura temperature molto alte. L'Italia ebbe una produzione
assai precoce di porcellana a pasta dura con la
manifattura Vezzi di Venezia, che tra il 1720 e il 1727
fabbricò pezzi oggi rarissimi interpretando con estro i
modelli d'oltralpe. Verso il 1740 si iniziò a Doccia presso
Firenze l'attività della manifattura fondata dal marchese
C. Ginori, con un particolare tipo di porcellana nella quale
veniva impiegata anche una terra locale (masso bastardo). La
produzione, in seguito perfezionata nella tecnica e
nell'ornato, raggiunse risultati di alto prestigio
estendendosi a tutto il sec. XVIII-XIX. L'altra grande manifattura
Italiana di livello europeo, quella della
porcellana a pasta tenera di Capodimonte, sorse poco più tardi,
nel 1743, per opera di Carlo III di Borbone, che 15
anni dopo trasferì gran parte dei materiali e delle
maestranze nel suo nuovo regno di Spagna, nel castello di
Bruen Retiro, nei pressi di Madrid. Dopo la metà del secolo
si ebbe a Venezia una ripresa di attività nel settore della
porcellana a pasta dura con i coniugi tedeschi Hewelcke e
quindi, più ampiamente e a lungo, con G. Cozzi. Porcellana
dura troviamo anche in alcuni centri veneti come Nove di
Bassano ed Este. La porcellana inglese è anch'essa quasi
interamente a pasta tenera ed è caratterizzata da un impasto
particolare che comprende anche polvere di ossa calcinate.
Raggiunsero un buon livello, per il sottile gusto cromatico e
la fantasia delle soluzioni decorative. Tra le
fabbriche di porcellana che si svilupparono nel corso
del Settecento in tutta Europa, dal Portogallo alla Russia,
sono infine da ricordare, oltre a quella del Buen Retiro,
quella, pure spagnola, di Alcora, già attiva nella
maiolica. Sviluppo notevole ebbe, soprattutto nel
tardo Settecento e nell'Ottocento, la produzione di
Copenaghen, nell'ambito del gusto neoclassico.
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